PARIGI – LA NATURE NOUS PARLE/LA NATURA CI PARLA
ESPACE SYLVIA RIELLE
10, Place des Vosges
75004 PARIS
LA NATURE NOUS PARLE/ LA NATURA CI PARLA
A cura di Stefania Carrozzini
Opening Reception:
Mercoledì 19 luglio 2023, 6 – 8pm
17 luglio – 28 luglio, 2023
artisti : STANISLAV BARTNIKAS, THOMAS BIENERT, STEPHANIE CHAMBERS FRANCES CLARKE, SANDRA DURAN WILSON, BONNIE EISEN, GRO FOLKAN, GRAZIA GABBINI, LAYLA MOODY, ANNE VAN LEEUWEN
LA NATURE NOUS PARLE /LA NATURA CI PARLA
“La filosofia naturale è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi, io dico l’universo, ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua e conoscer i caratteri nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto.” Galileo Galilei
Tutto il visibile è espressione, tutta la natura è immagine, è linguaggio e scrittura geroglifica, con un suo colore. Il costante interrogarsi sul mistero delle origini e il pensiero che dietro a tutte le manifestazioni dell’universo ci sia un’intelligenza superiore, è stata la radice di tutte le arti e lo è oggi come sempre. Il rapporto con la natura passa per la via dello stupore: sfuggire al mondo della separatezza ed entrare anche per un solo istante nel mondo dell’unità, dove tutto è realmente interconnesso, una visione lirico-cosmica che salda ecologia con l’estetica.
Immaginiamo un’ipotetica lettera scritta da Madre Natura all’uomo, essa sarebbe un invito a ricordare o a reimparare una lingua dimenticata dove ogni cosa ha un compito ben preciso , tutto ha un senso regale, ogni essere vivente aspira ad un linguaggio in parola e numero , colore e suono. Il creato multiforme è sotto ai nostri occhi. Ma siamo noi educati al vedere? Nei confronti della natura siamo su un piede di guerra e abbiamo una cattiva coscienza. Per comprendere il suo magico linguaggio cifrato, al di là di facili sentimentalismi, dovremmo tornare alla semplicità di una visione pura, a sentire con tutto il nostro essere. E mai come ai nostri giorni, tra le parole più inflazionate troviamo: ecologia, ecosistemi, sostenibilità. Mentre noi parliamo, discutiamo, la natura prosegue con in suoi ritmi e fa il suo corso.Quanto è disperato l’essere umano nei confronti della natura ? Alla sua grandezza contrapponiamo la nostra consapevolezza della morte.
Se al microscopio qualcosa di disgustoso può apparire come un meraviglioso cielo stellato , così ad una lettura più approfondita anche le nostre imperfezioni recano un senso di perfezione e di sublime. Scrutare l’abisso delle cose può essere pericoloso, si rischia di imbattersi in ciò che Yves Klein chiamava “ La Paura di Dio “ soprattutto quando non si conosce o non si ricorda la lingua dell’infinito. Il battito del cuore della terra, nell’urgenza dei giorni attuali dove è in gioco la nostra vera connessione al Tutto, ci ricorda di chi siamo figli. E se la storia si fa più complessa, più si accentua il desiderio di semplificazione, in un’epoca cruciale dominata dalla tecnica, in cui dobbiamo far fronte a emergenze ambientali sociali e umane. Il nuovo paesaggio antropologico è un universo tecnologico in cui si creano nuovi bisogni che spesso creano dipendenza. A farne le spese è la nostra parte emotiva e sensibile. Il rischio è l’impoverimento sensoriale. Per questo è necessario mantenere vivo il bisogno di comunicazione poetica attraverso l’arte, essere consapevoli di questa realtà e ascoltare ciò che la natura ha da dirci, per salvaguardare l’equilibrio mentale ed ecologico.
L’estetica e l’arte, di riflesso, si inseriscono in questi contesto perché svolgono un’importante funzione di anticorpo. Porsi in ascolto della nostra umanità significa anche confrontarsi con i mondi sempre più immateriali e riflettere sul destino dell’uomo che rischia di perdere il contatto con il mondo naturale. In un tempo come il nostro, di saturazione semiotica, rimanere in ascolto vuol dire ritrovare il silenzio e la sacralità del gesto creativo, un gesto che restituisca senso alla natura umana, la salvaguardi e produca un risveglio individuale e collettivo, al di là di relazioni di potere e del progetto, ormai sempre più incalzante, di controllo del sistema sugli esseri umani. Secondo Goethe «la Natura non ha sistema, essa ha vita. Essa è vita e successione da un centro ignoto verso un confine non conoscibile». La natura è in continuo cambiamento, in perenne stato di metamorfosi ed è quindi imprevedibile. E’ una sfera in cui tutti noi siamo avvolti, un non-luogo da cui è impossibile stare fuori, ma nel contempo è inattuabile addentrarsi perché il nostro stesso Fare è natura. È impossibile un’attività artistica senza il relazionarsi con la natura. E la più diretta consapevolezza è la presa di coscienza della terra sulla quale camminiamo. Solo l’azione creativa può dare libertà all’uomo, un’azione collegata verso il basso con la terra, la natura, gli animali, e verso l’alto con lo spirito.
Stefania Carrozzini